venerdì 30 marzo 2012

Figli del demonio

In mancanza di grandi suggerimenti discografici - per quelli mi sto attrezzando, vediamo cosa salta fuori - e impegnato come al solito a comprare dischi possibilmente usciti prima del 1992, mi consolo con una buona infornata di libri musicali che mi terranno impegnato per le prossime settimane. Cominciamo con "Figli del demonio - Biografia dei Dirty Actions e del punk new wave genovese 1979-1982" (LiberoDiScrivere, 15€), scritto dagli amici Diego Curcio (un ottimo allievo, se mai posso dire di averne avuto uno) e Johnny Grieco, che proprio dei Dirty fu cantante e leader. Detto quindi che sono di parte e che ho pure scritto un breve intervento che trovate all'interno del libro, l'ultimo a mandarlo da buon ritardatario, "Figli del demonio" ha il grande pregio di raccontare, senza perdersi troppo in particolari maniacali che ne rallenterebbero la lettura e con l'aiuto di tutti i protagonisti, i tre anni che hanno visto l'esplosione del punk e della new wave a Genova. Ingenui, provinciali, dilettantistici, provocatori, esplosivi, tecnicamente imprecisi: proprio per tutti questi motivi i Dirty incarnavano bene l'essenza del punk rock settantasettino, accompagnati lunga la strada da un buon numero di altre formazioni che si sono un po' perse nelle pieghe del tempo, dai grandi Scortilla ai Metalbody e gli Alan Lads. Ovviamente consigliato e da tenere con cura nella propria biblioteca punk.
Dopo Genova, si cambia velocemente città, grazie a un bellissimo volume che mi ha gentilmente mandato il buon Oderso Rubini, storico protagonista della scena bolognese con le etichette Harpo's Bazaar e Italian Records e ancora in pista dopo tantissimi anni. Con la sua piccola casa editrice Sonic Press (ma anche label discografica col nome di Sonic Rocket), ha dato alle stampe un fantastico libro su cinquant'anni storia del rock a Bologna, "Largo all'avanguardia" (25€), oltre 400 pagine ricchissime di fotografie che raccontano una parabola artistica che, spiace per tutti gli altri, non ha nessun rivale in Italia. Non per nulla, la bibliografia su Bologna vanta molti volumi monotematici - e ricordo il bellissimo "Non disperdetevi" scritto proprio da Oderso con il giornalista Andrea Tinti nel 2003 -, nessuno dei quali però ha il dono della completezza come "Largo all'avanguardia". Dagli anni Sessanta in avanti, il volumone racconta le storie di tutti i protagonisti, celebri o meno, che hanno reso Bologna un possibile centro del mondo: da Beppe Maniglia e i Judas fino a Gaznevada, Confusional Quartet, Massimo Volume, Nabat, Isola Posse All Stars, Skiantos, Starfuckers, Il Parto Delle Nuvole Pesanti e tantissimi altri. Prezzo davvero popolare e ore di godimento assicurate, specialmente se, come me, avete amato in maniera viscerale la scena bolognese fin dagli anni Settanta. Voi fate come volete, io ci abbino il nuovo CD dei Confusional Quartet, "Italia Calibro X", appena uscito per Ansaldi Records e stacco telefono e computer...
E dopo due ottimi regali, ecco anche un ottimo acquisto dell'ultimo minuto, ovvero la versione italiana del libro di Barry Miles, "London Calling - La controcultura a Londra dal '45 a oggi" (EDT, 23€), in cui l'autore racconta con cognizione di causa (semplicemente se l' è vissuta quasi tutta la parabola artistica londinese, beato lui...) perché quella città resta uno dei centri focali del mondo intero, un posto in cui succede ciò che deve succedere, a qualunque livello. Lettura divertente, stimolante e che vi farà venire voglia di andarci o ritornarci prima possibile. Proprio nella capitale inglese, qualche giorno fa, sono riuscito a recuperare il libercolo a fumetti "Henry & Glenn Forever" (Cantankerous Titles, $6), gustosa presa in giro del machismo di Rollins (Henry) e Danzig (Glenn), due tra i più celebri e leggendari cantanti punk. Il sottotesto criptogay delle vignette, chiaro fin dalla copertina, è quello che ha fatto più scalpore nella comunità hardcore mondiale, ma gli Igloo Tornado, collettivo composto da quattro fumettisti, vincono la sfida grazie all'ironia che permea ogni vignetta. La recensione migliore l'ha fatta lo stesso Rollins: "Has Glenn seen this? Trust me, he would NOT be amused". Ne siamo certi, caro Henry...