venerdì 1 ottobre 2010

tracce di rossetto

Nuova edizione italiana riveduta e corretta - la prima è del 1991 mi pare - per "Lipstick traces" di Greil Marcus, che racconta in maniera entusiasmante "una storia alternativa del XX secolo, attraverso le avanguardie e quello che hanno rappresentato nell'evolversi della cultura contemporanea: dal Cabaret Voltaire ai Sex Pistols". Proprio sul gruppo di Johnny Rotten, Marcus scrive alcune delle cose più interessanti e azzeccate, analizzando il fenomeno punk attraverso i quattro singoli licenziati dalla band ("Anarchy in the UK", "God Save the Queen", "Pretty Vacant" e "Holidays in the Sun"): "I Sex Pistols sono stati una proposta commerciale e una minaccia culturale, sono stati lanciati per modificare il business della musica e fare i soldi su questo cambiamento... ma Johnny Rotten cantava perché voleva cambiare il mondo! (...) Lo shock prodotto da quella musica è diventato lo shock della consapevolezza che un avvenimento tanto eclatante sia stato completamente ignorato dal business. La musica tenta di cambiare la vita; la vita va avanti; la musica viene lasciata indietro; questo è quanto". E ancora: "Considerate le rivendicazioni che faceva al mondo, un disco dei Sex Pistols avrebbe dovuto cambiare il tuo modo di prendere il treno per andare al lavoro, cioè avrebbe dovuto mettere quest'azione in rapporto con tutte le altre, e poi rimettere in discussione l'intera faccenda. Così il disco avrebbe cambiato il mondo". Vi vedo perplessi. Ma "Anarchy in the UK", una critica della società moderna in tre minuti con quell'attacco che vale intere discografie ("'Io sono l'Anticristo' sono le parole più potenti che io conosca", ricorda lo stesso autore), ha mutato anche solo per un istante il mondo circostante o tutto è restato immobile, nonostante lo sconquasso causato dalla sua pubblicazione su 45 giri e il bailamme creato dai Sex Pistols? La domanda che sta alla base del libro, ovvero "è sbagliato ritenere i Sex Pistols uno dei più grandi eventi della storia?", funge da stimolo per una disamina dei più importanti movimenti artistici e d'avanguardia del Novecento, dal Lettrismo, al Dada al Situazionismo, fino al punk (minuscolo?), e finisce per diventare strada facendo una questione oziosa e provocatoria, una non-domanda (e tenete conto che Marcus ne parla e si interroga prima del celeberrimo Filthy Lucre Tour del 1996, la reunion che ha visto i Pistols di nuovo sul palco assieme). Ascoltandoli oggi mentre scrivo queste righe, sfoderando un vinile gracchiante che non usavo da tempo immemore, mi associo entusiasticamente a Marcus nel ritenerli un avvenimento di fondamentale importanza per la storia. Loro come le decine di epigoni, quelli scarsi e quelli geniali, famosi e sconosciuti, le migliaia di punk band che prima in Uk e Stati Uniti e poi nel resto del mondo hanno contribuito a mutare il modo in cui io (ma non solo, ovviamente) prendo il treno, citando la frase di cui sopra. "Quando si ascoltano questi dischi ormai finiti tra i fondi di magazzino, sullo scaffale delle occasioni, nei negozi per collezionisti, nei mercatini delle pulci, ci si meraviglia di scoprire quanto quella musica sia bella, quanto sia ancora attuale". Appunto.