giovedì 1 luglio 2010

dal nostro inviato canadese



Lettera a Leonardo Coen, giornalista de La Repubblica, in risposta al suo articolo "L'ultima tentazione di Como: «Vogliamo diventare svizzeri»", apparso nell'edizione del 22 giugno 2010.


Caro Signor Coen,

che triste articolo, il Suo...

Non voglio entrare nel merito della proposta del consigliere federale elvetico Signor Dominique Baettig, che mi pare esser più che altro una "boutade" (come tante del partito cui appartiene, cugino un po' più snob e meglio incravattato della squallida e cialtrona Lega Nord nostrana), né dell'entusiasmo o dell'interesse che sembra aver suscitato tra i cittadini comaschi...

Mi ha infastidito, invece, il Suo ricorso, talmente scontato da risultare scoraggiante, alla famosa citazione di Harry Lime, il personaggio interpretato da Orson Welles ne "Il terzo uomo".
Basterebbe soffermarsi un attimo a riflettere e leggiucchiare qua e là per scoprire, invece, che la Svizzera ha prodotto ben altro che "orologi a cucù": da Friedrich Glauser e Robert Walser e Friedrich Dürrenmatt a Le Corbusier e Mario Botta; da Paul Klee e Sophie Taeuber-Arp e Jean Tinguely e Félix Vallotton a Daniel Spoerri e Pipilotti Rist; da Jean-Jacques Rousseau a Johann Heinrich Pestalozzi; da Jean-Claude Goretta a Alain Tanner. Che il Dadaismo è nato a Zurigo, che la Grafica in quanto professione e disciplina è nata nella Svizzera del secondo dopoguerra (e che gli svizzeri Max Miedlinger e Adrian Frutiger, tanto per restare in tema, hanno disegnato caratteri tipografici — Helvetica e Univers — che hanno letteralmente rivoluzionato la comunicazione visiva degli ultimi sessant'anni) o ancora che in Svizzera hanno risieduto per periodi più o meno brevi Einstein, Canetti, Hesse, Chatwin, Hugo Pratt, Balthus, Lenin, Joyce...
Forse non tutti personaggi comparabili a Michelangelo o Leonardo, tanto per ritornare alla citazione del film di Carol Reed, ma certo tutt'altro che anonimi artigiani orologiai...

Che tristezza l'aver ricorso ancora una volta a stereotipi che ormai fanno venir il latte alle ginocchia, come si dice dalle mie parti (alla stessa stregua dell'altrettanto triste "mafia, pizza e mandolino" di tanti Suoi colleghi della stampa estera)...

E che barba, poi... Ma Lo sa che la famosa citazione di cui sopra l'avrò letta almeno altre decine di volte, sempre utilizzata in un qualche modo bislacco per giustificare lo straordinario genio creativo italiano — e così dimenticare o accantonare con un sorrisetto di circostanza gli "assassini (ma forse Lei voleva scrivere "assassinii", plurale di assassinio?), guerre, terrore e massacri" —, e sempre in opposizione alla sedicente noia elvetica o di tutti quegli altri paesi così tristemente calvinisti e dove dev'essere veramente atroce vivere (Danimarca? Svezia? Paesi Bassi? Chissà perché, poi, si trovano sempre in cima alle classifiche che elencano quei paesi, e le loro rispettive città, in cui la qualità della vita è la più elevata).

E invece, vuoi mettere la "joie de vivre" e la creatività italiota, la meravigliosa permessività ipocrita del cattolicesimo e della società italiana? Altro che allampanati gendarmi svizzeri con il regolamento alla mano, qui sì che ci si gode la vita: monnezza dove capita, costruzioni abusive, parcheggi selvaggi, furti, truffe, raggiri, evasione fiscale, vigili urbani che fingono di non dover aggirare centinaia di auto per scendere dal marciapiede, mentre, allegri e di buon umore, bighellonano per la città (a spese anche Sue, tra l'altro), salvo entrare repentinamente in azione per arrestare un pericolosissimo venditore africano di borse taroccate o multare la sventurata turista straniera che s'azzarda ad acquistarne una (e invece mai che si mettano le mani sugli indigeni taroccatori: viene il dubbio che forse siano considerati anche loro degli intoccabili rappresentanti del genio creativo italiano).
E poi, se proprio si finisce nei guai, il pentimento e il perdono da parte dell'ineffabile autorità ecclesiastica cattolica, e l'amnistia e il condono da parte di quella statale sono sempre a portata di mano... Caspita, ma questo è il paese di bengodi... Che gonzi, questi svizzeri... E quella loro ostinazione "demodée" a indire referendum su qualsiasi cosa, persino sulla eventualità di permettere la costruzione di altri minareti... Che noia la democrazia diretta, per fortuna invece che il sistema elettorale italiano permette a galantuomini come Berlusconi di nominare galantuomini come Dell'Utri al Parlamento senza chiedere nulla a chicchessia...

Le assicuro che in Svizzera si può benissimo vivere senza pattine ai piedi (ha mai provato? Non posso che consigliarglieLo. Vivere in Svizzera intendo: le pattine ai piedi, guarda caso, le ho sempre dovute mettere invece nelle case di qualche mamma italiana ossessionata dalla cera per pavimenti) e che i gendarmi non mi pare proprio siano in agguato alla minima infrazione, anche perché passeggiando per Zurigo, tanto per farLe un esempio, è piuttosto raro imbattersi in pattuglie di poliziotti, carabinieri, guardia della finanza, vigili urbani e alpini con tanto di fucili mitragliatori che presidiano ogni angolo di Milano o di Roma (più che dello zelante gendarme elvetico, caso mai ci si dovrebbe stupire, invece, della quantità di crimini commessa quotidianamente sotto gli occhi e il naso di così tanti sbirri e sbirretti armati fino ai denti).
Le aggiungerò che non non mi risulta sia prassi comune del gendarme svizzero massacrare di botte poveri cristi arrestati con uno spinello in tasca né giovinotti motociclisti scambiati per ultras della squadra locale di calcio né tantomeno pacifici manifestanti accampati in sacchi a pelo in una qualsiasi palestra o aula scolastica, per esempio quelle del comune di Genova...
E che le vessazioni subite dai lavoratori stranieri immigrati in Svizzera — odiose, come tutte le vessazioni d'ordine razziale, etnico, sessuale o religioso — null'hanno a che vedere con la ferocia di Rosarno o delle spedizioni punitive ai campi Rom della periferia napoletana o di quelle ai negozi gestiti da bangladesi al Pigneto di Roma...
E in quanto a offrir rifugio ai "più grandi mascalzoni del mondo" (innegabile, vero, ma forse più che ai mascalzoni la Svizzera ha sempre offerto rifugio alle loro fortune pecuniarie, molte delle quali in provenienza dal Bel Paese; il che non è certo meglio, ne convengo), mi pare quasi superfluo farLe notare che purtroppo un numero sterminato dei "più grandi mascalzoni del mondo" si trovano invece al di qua delle Alpi, anzi hanno quasi sempre gestito le sorti della "colorata e chiassosa Penisola". Magari Lei non se n'è mai accorto...

Mi sorprende ancora una volta constatare quante siano le persone che ancora si sforzano di dipingere questo paese spaventosamente sfasciato, volgare, rozzo e criminaloide (e in certe regioni, platealmente criminale) come un tutto sommato simpatico "gran bazaar italiota", questo "mondo colorato e chiassoso della Penisola".
Ci crederanno veramente? Per convinzione o disperazione?

Per concludere, vorrei chiarirLe che non sono cittadino svizzero, come Lei forse potrebbe incominciare a sospettare, anzi. Sono, purtroppo, un italiano che, dopo anni di "Milano da bere" e mazzette e bustarelle e auto parcheggiate in doppia e tripla fila e sui marciapiedi e burocrazia demenziale e borbonica e servizi sociali scadenti e biblioteche fatiscenti e stipendi da terzo mondo e affitti spaventosamente cari e merde di cane ovunque e televisioni berlusconiane e attentati e depistaggi e logge massoniche e scandali e veline e malavita e controlli d'identità quasi settimanali da parte di simpatici e baffuti carabinieri nostrani cui non piaceva la mia faccia (solo alcuni dei tanti aspetti di quel meraviglioso "bazaar" di cui Lei parla, e devo ammetterLe che non mi era d'alcun aiuto pensare a Michelangelo o Leonardo, invece che visualizzare stecche di cioccolata o pittoreschi orologi a cucù, per ritrovar la pace interiore) ha deciso di esiliarsi da vent'anni ormai in Canada (uno stato per certi versi simile alla Svizzera), un paese dove perlomeno esiste ancora una parvenza di senso civico e uno straccio d'idea di società, anche se forse Lei sarà portato a credere che qui non si faccia altro che vivere avvolti in pellicce di foca in inverno e nella foresta boreale d'estate, pagaiando allegramente su canoe e kayak sù e giù per le migliaia di laghi che ne costellano il territorio, annoiandoci languidamente e rimpiangendo (almeno nel mio caso) la straordinaria vitalità delle città italiane, dove anche pagare una bolletta della luce è un'impresa cui ci si può stoicamente dedicare per una giornata intera...

Voilà... Mi raccomando, si tenga ben stretti Michelangelo e Leonardo da Vinci e finanche "il Risorgimento"...
Se non mi sbaglio, però, credo che Welles citasse il "Rinascimento", anche perché dubito fortemente che trent'anni di dominio dei Borgia abbiano potuto dare vita al Risorgimento, ma tant'è, Lei non è il primo né l'ultimo giornalista italiano a esercitare il proprio mestiere in modo così creativo, anzi l'Italia ne ha sempre sfornati tanti (ah, questo genio italiano...), e soprattutto mai come in questi ultimi anni...

E tanto che c'è, si tenga stretti anche Berlusconi e Scajola e Bossi e Calderoli e Gasparri e Dell'Utri e Bertolaso e Veltroni e Violante e Mastella e tutti questi personaggi "colorati e chiassosi" che fanno di questo miserabile e sfortunato paese, questo "Paese senza pietà" di pasoliniana memoria, la meraviglia che tutti "ci invidiano" (compresa, forse, anche una buona fetta di quei noiosi orologiai e cioccolatieri svizzeri?).

Chissà, trent'anni di berlusconismo riusciranno forse a produrre nuovi Michelagelo e nuovi Leonardo...
Per il momento, però, mi pare che vi dobbiate accontentare della inimitabile ars poetica del ministro Bondi.

Cordialmente
F.G.